Black Mirror, o della tecnologia nemica

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Degradarsi in diretta televisiva. E non valeva neppure il sacrificio.

Competere per un talent show. Sgobbando inutilmente per anni.

Tenere sempre con sé a portata di mano ogni ricordo della propria vita. E nessun segreto.

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Benvenuti in Black Mirror: la malefica serie tv britannica di recente produzione Netflix che indaga il lato oscuro del progresso scientifico e tecnologico, con particolare attenzione a tutti i nuovi, recentissimi aspetti e sfaccettature della comunicazione dei media e del web. Resterete assai sorpresi scoprendo  come quello che oggi vi dà dato felicità o  inquietudine, o entrambe, possa velocemente trasformarsi  in qualcosa di molto peggio di tutti gli incubi che sinora siete stati capaci di immaginare al riguardo. Perché bisognerebbe sempre premunirsi alzando qualche paletto alle mille meraviglie del mondo virtuale, prima che diventi troppo tardi e… ma è già troppo tardi, vero?

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Richiamare in vita il proprio amore andato. Quantomeno, il suo profilo social.

Morire in un reality show. Rifarlo di nuovo.

Far piazza pulita di ogni regola  in campagna elettorale. E ciò nonostante diventarne schiavi.

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Riproponendo in chiave originale, intelligente e attualizzata, molti dei clichet della fantascienza classica, arricchiti da una grande varietà ed eclettismo di citazioni cinematografiche e televisive – immediato è il rimando allo storico “Ai confini della realtà” – nonché estetiche e filosofiche in genere, i 13 episodi liberi ed autoconclusivi delle 3 stagioni sinora realizzate ci accompagnano in una discesa agli inferi fino ai più assurdi ed inestricabili meandri della alienata perdizione cui le macchine possono condannarci. Le macchine, diciamo, ma dovremmo piuttosto dire noi stessi e le nostre ansie da Icaro digitali, o Dottor Frankestein telematici, o Faust del nuovo millennio, insomma avete capito: fate voi.

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Farsi bannare dalla vita reale. Per un tempo virtuale infinito.

Costruirsi una reputazione sui like ricevuti. Finché dura.

Testare beta versions di nuovi videogames. Con qualche interferenza di troppo.

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 Black Mirror vi farà star male, ma male davvero, e mi stupirebbe il contrario. Perché sotto sotto lo sapete che, poco c’è mancato, sarebbe potuto toccare anche a voi. Non proprio, certo, e ci mancherebbe altro, resta pur sempre una esageratissima fiction, ma voglio dire, più o meno… è questo che v’inquieta, vero?

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Sottostare a ricatti on line. Da parte di un ricattatore assai poco sportivo.

Tornare giovani, restarlo per sempre. O l’una o l’altra cosa, s’intende.

Riconoscere il nemico dal suo volto. Non il nemico principale, però.

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E allora adesso ci state più attenti, vero, a tutte le puttanate che sparate in rete, eh? Anche perché ogni tanto leggete, sul giornale on line, di qualcuno/a che c’è cascato per davvero, povero lui/lei. Aò, sul giornale, mica su Black Mirror. Ecco. Occhio perciò, mai abbassare la guardia.

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 Emettere sentenze di morte via hashtag. Subirle allo stesso modo.

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Beh, sentenze di morte ancora no, per fortuna, ma vite rovinate e rese impossibili ormai tante. Ah, a proposito di brutte sorprese: l’avete capito, vero, che ho spoilerato un bel po’ di cosette? Non potevo non farlo, se no che tecnologia nemica sarebbe stata? Vi rode, lo so, e allora restano solo due cose da fare. O andate a cercarvi, finché ce li lasceranno, i diversi episodi caricati su YouTube in violazione dei diritti di riproduzione (ne trovate anche di doppiati in italiano) e ve li guardate da veri stronzetti del web a vostra volta, o viceversa vi incazzate una volta per tutte con lo star system e il mondo, proprio come Bing qui sotto. A voi la scelta. Io posso solo dirvi che l’arringa di Bing merita, e parecchio.

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