Anni Settanta revisited

 liveatpompeii

 Gli anni settanta erano meglio.

 E mica solo perché eravamo più giovani, sì, vabbè, pure per quello, ma principalmente erano meglio proprio di loro. Poche cose e buone, e tante stxonxate inutili di meno. Chi stava dalla parte di chi si capiva, e la tecnologia era fatta per durare, capolavori della meccanica che valli a trovare oggi. E che ci frega che l’elettronica, la telematica e l’informatica praticamente non c’erano, in effetti era quasi meglio così. Partivi, e se ne parlava quando tornavi, e se chiamavi eri tu che chiamavi il che era tutto un altro paio di maniche. La gente non si faceva troppo i caxxi tuoi né tanto meno tu ti sentivi in dovere di condividerli. Le cerniere di pantaloni e giubbotti non si rompevano mai, perché i cinesi erano belli lontani e ‘ste cose ce le facevamo da noi, eccezion fatta per qualche made in taiwan di stramacchio che però più fastidio di tanto non dava. No cocktails, no discoteche, no amici di maria de filippi, no uomini e donne, no Berlusconi, no bunga bunga, no piddì, no strategie di comunicazione, no rottama tori, no nuovo che avanza, ma volete mettere? I dischi erano quelli buoni, anzi parecchi dovevano ancora uscire o stavano uscendo, e che emozione che era! Se volevi sapere una cosa la dovevi andare a chiedere a qualcuno o cercartela in biblioteca, e sia nell’uno che nell’altro caso ti potevi fidare più che di wikipedia. Eh già, perché il monopolio dell’informazione non c’era, anzi a ben pensarci per molti versi non c’era proprio l’informazione e si campava meglio, ti andavi tu a informare di quello che ti interessava e pace. Non c’era l’aids, ma volete mettere? E non c’erano tante di quelle rotture di coxlioni che mi viene da piangere a pensarci. Prima di andare in un posto mica lo sapevi com’era, e quando tornavi al massimo lo potevi raccontare come lo avevano raccontato prima a te, e allora sì che per un altro ne valeva davvero la pena di andarci. E senza navigatore, che tutti poi sono buoni.

 Negli anni settanta la gente una coscienza sociale critica ce l’aveva, ce l’aveva a tutti i livelli, e quindi giocoforza i politici non erano così arroganti e stronxi, non se lo potevano permettere. E l’economia? Vogliamo parlare dell’economia? Le cose si risolvevano con una svalutazione dalla sera alla mattina, ma perché vi farebbe tanto skifo adesso, che state ancora buttando il sangue dopo i primi sette anni di crisi? Svalutavi, aumentavi i prezzi e avevi risolto, colle griglie monetarie tutto si poteva fare, altro che quest’euro di merxa. Non c’era, l’euro negli anni settanta, non c’era quasi neanche l’europa, e tra europei si andava molto ma molto più d’accordo di così. Ma tutto questo i giovani, il nuovo che avanza appunto, non l’hanno mai sperimentato, e i vecchi chissà che caxxo gli ha preso, a inguaiare se stessi e gli altri per una manciata di minestra. Anzi no, per una manciata di miliardi, e a noi la zuppa rancida. A noi il rigore, a noi le guerre, le guerre nel mondo e le guerre tra poveri, negli anni settanta ce n’erano molte di meno, di tutte queste guerre, ci avete mai pensato?

 Tutto questo negli anni settanta non sarebbe mai successo. Certo che no.

 

 

2 Risposte a “Anni Settanta revisited”

  1. E che nne so, Dario… una domanda così, negli anni settanta, nessuno se la sarebbe mai posta. Certo che no.

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