E daje

lichtenst

 E daje, ecchilo qua er mantra de noantri. C’è stato un errore di comunicazione, abbiamo sbagliato la modalità di comunicazione… ma com’è che dei contenuti non gliene frega più un caxxo a nessuno?

 Quando ero piccolo la comunicazione non c’era. E ti dovevi stare assai attento, perché niente niente ti mandavano axxancuxo, era una cosa normale per l’epoca, nessuno ci si scandalizzava più di tanto. Chiedevi per favore, e ringraziavi pure se neanche ti rispondevano.

 E di ciò un capitolo emblematico resta quello dei rapporti commerciali nella storia, all’interno dei quali queste dinamiche si sono peraltro più volte invertite. Prima, era il venditore che ti faceva il favore di darti quello che ti serviva e tu zitto, le buone maniere dovevano essere le tue, che succedeva succedeva, lui “e che ne so, mica l’ho fatto io, mica ci sto dentro a quello che ti ho venduto”. E tu zitto e vaxxancuxo, prendi e porta a casa, scassato e buono. Poi venne la “centralità del cliente”, e fu il turno dei clienti a poter martellare i coxxioni su tutto e a tutti, qualunque cosa succedeva era colpa del venditore e zitto, axxancuxo e porta a casa (lui). Ah, sempre con buone maniere e modi affettati, s’intende. E allora tutti con due piedi in una scarpa, di fronte a ‘sto cliente pateterno che ha sempre ragione e mò mò ti manda axxancuxo, coi sondaggi, le class action, i boicottaggi etc etc. Ma siccome c’è un limite a tutto, adesso, con la crisi e compagnia cantando, siamo velocemente tornati a far marcia indietro, e cioè al vaxxancuxo e porta a casa di prima, quello cioè del venditore al cliente. Tu ti aspetti che sia ancora in auge la centralità del cliente, ma non è mica più vero: tu vai baldanzoso e quelli zzà! Ti mandano axxancuxo cliente e buono. E tu dici ma così i clienti li perdono, e quelli invece non se ne fregano proprio, perché tanto già sanno che 1) se li potevano perdere li avrebbero già persi comunque, co ‘sti tempi de mmerxa; 2) e se non li potevano perdere allora quelli restano uguale scattati ‘n cuorpo e bbuoni. E poi tanto comunque non si vende più niente… a che pro curare il cliente? Se gli serve per davvero lo compra uguale, e se non gli serve, axxancuxo e almeno non ci fa perdere tempo e soldi. Questo è.

 Anche io di solito mi regolo così, sia nel vendere che nel comprare: o mi fai perdere tempo o mi fai perdere soldi. Tutti e due, no. Almeno questo… ma già così è dura, perché comunque vada alla fine sono comunque sia tempo che soldi persi lo stesso.

 Diverso è il caso della politica, dove tardivamente ancora si blandisce il cliente/elettore e in effetti funziona… abbiamo sbagliato la modalità, dobbiamo rifasare il messaggio… si veicola il nulla facendo a gara a chi fa più bella figura, e i risultati si vedono, un paese di gentlemen dove l’educazione è la prima cosa e nessuno fa mai un caxxo di buono per nessuno. Ma dico io, allora non erano meglio i vaxxancuxi di prima, coscienza critica li chiamavano, e mò? Non si mettono scuorno più di niente, perché tanto sanno che se azzeccano la comunicazione allora possono fare le peggio cose e restano sempre là. E ce li votano, questo è il bello, andiamo alla sfascio nel nome del bon ton, siamo come quelli che sul Titanic si mettevano il vestito buono per annegare.

 E facciamo la formazione. Formazione per comunicazione, comunicare per formare, formare per crescere e… statti bbuono, quando si incomincia a nominare la crescita allora sì che siamo finiti! Formare per formare, formare per la pensione, se la daranno ancora, ma intanto formano, informano, comunicano, e non si lavora mai mai mai mai ecchecaxxo quanto tempo perso appresso a tutte ‘ste stxonxate, era meglio prima, zitti e fancuxi ma almeno si faticava!

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