Cultura prêt-à-porter

IMG_2538 Ahe. E qua ti volevo. Loro pensano che la cultura è tipo un pentolone che più ci skiaffi e meglio è. Guarda gli eventi che fanno: e la mostra e la musica e l’attore e i video e le foto e il buffet (e mica si po’ fa, senza buffet) che se chiedi a uno che è venuto a fare o vedere neanche lo sa, anzi lo sa, è venuto per il buffet, però pare brutto a dirlo. E non sia mai si paga non viene nessuno. Ah, per esempio dicono che “il vino è cullltura” (eh, co’ tre elle). Ma pcché l piace a bbeve, quello che gli piace a loro è cullltura, questo è. E poi la cultura la fanno sempre quelli che non sanno o non capiscono un xaxxo di quella cultura specifica là: prima si improvvisano, poi si millantano, poi fanno passare gli anni, poi si prendono una mezza sega di titolo accademico e voilà! Professori di questo e di quello, critici, esperti, appassionati e tu non sei nessuno ti devi stare zitto perché io sono così e cosà e sono anni che etc etc e ma vaxxanxulo! che sono anni che mai un xaxxo hai capito e mai un xaxxo capirai e sai che ti dico? E fattela tu la cultura ma non mi rompere il xaxxo a me colla tua cultura prêt-à-porter.

 Che poi si può perfettamente stare senza cultura, anzi spesso si sta meglio pure, ma questo lo sa chi effettivamente una cultura ce l’ha, questi che fanno ammuina loro e la cultura di cui a loro dire sarebbero ambasciatori mica possono stare senza, e se no che xaxxo fanno? Per questo vogliono essere sempre impegnati, un paese di intellettuali e di artisti che zukano fondi europei a sbafo, qua la cultura (loro) è il principale datore di lavoro, cosa credete? Insieme al partito, a quel partito llà (eh, co’ due elle), quello unico del pensiero unico che poi è pure quello degli uomini colti e degli intellettuali. Intellettuali di partito, e i conti tornano. E quando poi il tutto si fa anche europeo, e giovane e vincente, e che volete più? Tanto sempre là dovete andare, perché fuori di là non vi fanno fare un xaxxo e si spiega pure il quarantun per cento e questa è la cultura, dove vai vai nella cultura ci trovi uno di quel partito llà che governa la cultura, ah è matematico, dove vai vai, non li scansi, e infatti i cantanti sono tutti di quel partito, e i meglio e i più valorosi ogni tanto li fanno pure direttori artistici di qualcosa, e quelli vanno a Ballarò a parlare di politica nella speranza di appararsi i xaxxi loro. E fanno pure i bloggers di attualità e costume, Dio ne scansi quante xaxxate che scrivono, e la gente se le leggono perché le ha scritte l’artista x. Artista e blogger, che commistione micidiale. La cultura che uccide, oserei dire. Meno cultura, più segatura, o che ne so, fatevelo voi lo slogan. Vanno nei paesi, fanno i festival nelle botteghe dei barbieri, recuperano il patrimonio antropologico, insomma fanno cultura colla c maiuscola, ma tu no, loro sì, tu no. Pcché non tieni i titoli, che non t’aa voluti piglià pecché puro prima tanto sempe loro ‘mmmiezz stavano pe’ tee ffà piglià e torniamo al punto di partenza e mò fottiti. Sempe loro ‘mmiezz stanno, chest’è.

Una risposta a “Cultura prêt-à-porter”

  1. Se il New York Times ha definito Carmen Consoli “una straordinaria combinazione di rocker e intellettuale”, ti puoi immagine che immagine di cultura ci è rimasta.

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